Freddo, fame, paura, desolazione questo è ciò che descrive e trasmette The Road, altro film  tratto da un romanzo di Kormac McCarthy (La strada, trad. M. Testa, ed. Einaudi), nelle sale dal 28 maggio. Il film parla della strada verso la costa atlantica percorsa da un padre, Viggo Mortensen, e da suo figlio, Kodi Smith Mc-Phee,  in uno scenario post apocalittico. La terra ormai è allo stremo: la vegetazione sta scomparendo (una delle prime scene, infatti, inquadra un fiume ricoperto da tronchi di alberi) ovviamente gli animali si sono estinti e sono sopravvissute solo alcune persone allo stadio ferino, bestiale. La Terra è un freddo deserto ove solo pochi profughi lottano strenuamente per la sopravvivenza, e se già in un mondo pieno di benessere come il nostro, la bestialità umana non stenta a venir fuori, potete ben immaginare cosa può accadere in questo tipo di scenario. Già in "Non è un paese per vecchi" avevamo capito che per McCarthy vale il motto homo homini lupus, ora questo motto ce lo descrive sapientemente il regista australiano Jhon Hillcoat: dilaga il cannibalismo e quindi l'autodistruzione. Il film, nonostante sia percorso da una forte suspence, ha poche scene d'azione. Qualche flashback ci fa capire come le cose siano precipitate nel giro di pochi anni: vediamo il protagonista condurre una vita normale con la fidanzata, poi moglie, Charlize Theron, ma i problemi sono già sorti nel periodo della nascita del figlio. Quello che più  colpisce è che, al contrario di tutti film apocalittici, all'autore non interessa affatto descrivere le cause all'origine dell'apocalisse, quest'ultima ci è fornita come un dato di fatto, interessa solo come l'umanità può reagire in un contesto simile. Anche se il portagonista non fa che ripetere al figlio, per rassicuralo, che loro sono i buoni, non vi aspettate buonismo: se c'è bisogno di uccidere si ucciderà; non si aiuterà il prossimo perchè significherebbe dispendio di energie. L'egoismo, l'individualismo percorre tutto il film. Vediamo un padre che vuole difendere strenuamente suo figlio, la sua discendenza anche se questo costa loro fatica, dolore e soffererenza. Sebbene abbia la consapevolezza che moriranno comunque, questo padre continua a difendere la propria specie, anche a discapito di altri, perchè ormai, anche se  non fa che ribadire che  è un "buono", ha perso ciò che lo rendeva umano. Un'aura messianica si intravede, però, nelle parole del protagonista che più volte afferma che il figlio è Dio, che il figlio è il Verbo, anche quando incontra la figura ieratica di un viandante interpretato da Robert Duvall. Questo è l'unico modo in cui riusciamo a cogliere un barlume di speranza.
Spoiler. Il finale è aperto e più ottimista di "Non è un paese per vecchi". In The road c'è la speranza che i buoni, gli Uomini, non si siano del tutto estinti, e che la fiducia che dovrebbe legare l'umanità, non sia del tutto perduta. Insomma bella la fotografia, nonostante i toni cupi, plumbei, bravo Viggo Mortensen, toccante la colonna sonora di Nick Cave and the Bad Seeds. Consilgio il film a chi è stimolato a comprare un libro, anche dopo esser andato al cinema ed aver visto "come va finire". La cosa bella del cinema in fondo è anche questa, il legame forte che ha con la letterratura. Se non fosse stato per i fratelli Coen forse non avrei mai letto un romanzo di Mc Carthy. Ora corro a comprare anche The road.
N.B. il trailer è fuorviante, per cui chi si aspetta un film d'azione rimarrà deluso.




B.


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